Hell Bent. Portale per l'inferno by Leigh Bardugo

Hell Bent. Portale per l'inferno by Leigh Bardugo

autore:Leigh Bardugo
La lingua: ita
Format: mobi
Tags: Fantasy & Magic
ISBN: 9788835723226
editore: Mondadori
pubblicato: 2022-12-20T12:00:00+00:00


27

Alex non capiva bene cosa fosse accaduto. C’era qualcosa di caldo e soffice tra le sue braccia e seppe che era Coniglio Sbadiglio. Hellie l’aveva... lei l’aveva raccolto da terra. Dove si trovava? Era troppo buio per vedere e non riusciva a mettere in ordine i propri pensieri. Cadde in ginocchio ed ebbe un conato di vomito, poi un altro. Uscì solo bile. Le tornò un vago ricordo della Dawes che le diceva di digiunare.

«Va tutto bene» sussurrò a Coniglio Sbadiglio.

Ma le sue braccia erano vuote. Il coniglio non c’era più.

“Non è mai stato qui” si disse. “Riprenditi.”

Eppure se l’era sentito tra le braccia, caldo e vivo, il corpicino intero e salvo come avrebbe dovuto essere, se lei avesse assolto al suo compito e l’avesse protetto.

Il terreno era morbido sotto le mani, ricoperto di foglie cadute, umide. Alzò gli occhi e vide i rami di un albero, di molti alberi. Era in una specie di foresta... no, un frutteto. I rami erano neri e lucidi e carichi di frutti con la buccia di un viola scurissimo. Nei punti in cui la buccia si era spaccata, si intravedevano semi rossi che scintillavano come gioielli. Il cielo era color prugna come un brutto livido. Sentì un ronzio sommesso e si rese conto che tra gli alberi si muovevano sciami di api dorate che si prendevano cura di alveari neri, alti fra i rami. “Ero Hellie.” Hellie nella morte. Hellie sul campo da baseball. Lo squallore di quella notte a Ground Zero le era rimasto addosso come puzza di fumo. Non se ne sarebbe mai liberata. Intravide qualcosa che si muoveva tra i filari di alberi. Si alzò incespicando.

«Turner!» Si pentì immediatamente di averlo chiamato. E se quell’essere nel frutteto avesse solo l’aspetto di Turner?

Ma un momento dopo lui emerse dagli alberi, seguito dalla Dawes e poi da Tripp. Avevano tutti un aspetto diverso. La Dawes indossava una tunica color pergamena con i polsini macchiati d’inchiostro, i suoi capelli rossi erano raccolti in spesse trecce elaborate. Turner indossava un mantello di piume nere lucido come il dorso di uno scarabeo. Tripp portava un’armatura che sembrava non aver mai visto una battaglia, color bianco smalto, con una mantella di ermellino fissata sopra la spalla sinistra da un fermaglio di smeraldo grande come un nocciolo di pesca. Lo studioso, il prete e il principe. Alex stese le braccia. Anche lei indossava un’armatura, ma era di acciaio forgiato, adatta alla guerra. L’armatura di un soldato. Avrebbe dovuto pesarle addosso, invece era leggera come una maglietta.

«Siamo morti?» chiese Tripp, gli occhi così spalancati che si vedeva un perfetto anello bianco intorno alle iridi. «Dobbiamo esserlo, giusto?»

Non la stava propriamente guardando; anzi, non lo faceva nessuno. Stavano tutti evitando il contatto visivo. Erano caduti gli uni nelle vite degli altri, avevano visto i crimini, grandi e piccoli, commessi da ciascuno di loro.

“Nessuno dovrebbe conoscere un’altra persona fino a questo punto” pensò Alex. “È troppo.”

«Dove siamo?» chiese Turner. «Che posto è questo?»

La Dawes aveva gli occhi rossi, la bocca gonfia di pianto.



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